Le cascate della Riserva

Le cascate della Riserva

Un centinaio di spettacolari cascate alte fino 100 m è immerso in una cornice di vegetazione lussureggiante di tipo subtropicale, dove è possibile vivere l’esperienza unica di un bagno in acque limpide e incontaminate, alimentate da torrenti che scendono impetuosi attraverso le pendici montuose fino a raggiungere le acque cristalline del mar Ionio.

La Cascata dell’Inferno è una delle più suggestive della Riserva: si trova infatti incastonata in una stretta gola con una pozza molto profonda.

Di particolare valore naturalistico sono poi la Cascata delle Rupe, spettacolare salto d’acqua inciso in roccia granitica, arricchita dalla presenza di due felci tropicali molto rare (la Felcetta lanosa e la Pteride di Creta) e le Gole del Crocchio, nel tratto montano dell’antico fiume Arocha, dove tra l’altro è possibile ammirare la Felce regale, preziosa e rara pianta di antichissima origine e di grande valore botanico.

La Cascata dell’Inferno si trova incastonata in una stretta gola con una pozza molto profonda.

In prossimità della cascata si trova il raro platano orientale, con le radici quasi immerse nell’acqua. Prima di giungere alla cascata si attraversa invece un boschetto di alloro, rarissima associazione vegetale.

La gola di accesso è occupata da enormi massi granitici, a monte dei quali si apre la strettissima gola in cui si getta la cascata, che disegna a sua volta una larga pozza particolarmente apprezzata dagli appassionati di balneazione fluviale e nota come vullu dell’Inferno. Questo nome è legato all’antica credenza popolare, diffusa soprattutto tra i pastori ma non verificata nella realtà, che si tratti di una pozza profonda più di 100 metri (fino ad arrivare all’Inferno, appunto).

La cascata, alta circa 27 metri, è circondata da pareti tappezzate da capelvenere ed acanto. Completa il sentiero un bellissimo arco naturale in pietra attraversato dalle acque del torrente. 

Con due salti di complessivi  57 metri, la Cascata delle Rupe risulta essere la più alta di tutta l’asta del torrente Campanaro.

Ai piedi del primo salto è presente una bella conca che consente agli appassionati di immergersi nelle limpide e fresche acque del torrente per un bagno rigenerante. Qui le rocce scavate e modellate dal perenne scorrere delle acque disegnano angoli spettacolari e suscitano una profonda ammirazione dell’uomo nei confronti dell’azione che madre natura svolge nel corso dei millenni.

Percorrendo verso valle il corso del torrente, lungo un sentiero in parte scavato nella roccia, si giunge alla cascata del Salice, che prende il nome da un vecchissimo esemplare di salice bianco che, adagiato tra le sponde, permette di raggiungere una conca d’acqua dove vive la rana italica.

Particolare interesse riveste, in questo sito, la presenza in piccole colonie della Felcetta lanosa (Cheilanthes marantae) e della Pteride di creta (Pteris cretica), rare felci tipiche di ambienti tropicali e probabilmente relitti di antiche popolazioni che ancora si ritrovano in pochissime aree dell’Italia meridionale.

La Cascata del Campanaro si trova in una zona incontaminata, dall’aspetto selvaggio, eppure è facilmente raggiungibile essendo limitrofa ad una importante e comoda strada pedemontana. L’impressione più diffusa tra i visitatori è di incredulità e meraviglia nel constatare come tanta bellezza naturalistica si conservi integra ed armoniosamente inserita in un contesto comunque antropizzato, come testimonia la presenza di importanti infrastrutture.

Il sentiero che conduce alla cascata è ricco di attrazioni: sorgenti, dalle quali si osservano sgorgare acque limpidissime e fresche, e che consentono una didattica dal vivo sul prezioso dono che scaturisce dai misteriosi anfratti della terra; un vullu, termine dialettale per indicare i piccoli bacini d’acqua che si formano lungo il corso dei torrenti e dei fiumi nel tratto montano, dove la luce filtrata dalla fitta vegetazione crea stupendi colori e straordinari riflessi sull’acqua; un pagliaro, vale a dire una tradizionale capanna di pastori, contadini e boscaioli, utilizzata come ricovero (per cucinare, mangiare, dormire) e costruita con pali di legno, fascine (frasche) di mirto e di ginestra comune.

Di notevole interesse è il ponte in muratura con struttura ad arco che attraversa il fiume Campanaro. Costruito nel secolo scorso, parzialmente distrutto da bombardamenti aerei nel corso della seconda guerra mondiale e poi ricostruito senza modificarne l’originaria architettura, rappresenta una mirabile opera ingegneristica realizzata da maestranze locali, notoriamente abilissime nell’arte delle costruzioni edilizie. 

Lungo il sentiero, in parte scavato direttamente nella roccia, caratteristici ponticelli in legno consentono di attraversare il torrente, le cui sponde sono ricche di vegetazione (salice, albero della manna e numerose altre specie di interesse storico e culturale, oltre che floristico). Sulle pareti rocciose spesso si osserva la presenza di un intreccio di radici di leccio che formano interessanti anastomosi radicali.

La cascata, alta circa 22 metri e di modesta portata, è immersa in un ambiente paradisiaco, di aspetto simile a quello che caratterizza le foreste umide, reso incantevole dai riflessi di luce sull’acqua e sulla roccia ed arricchito dalla presenza di bellissime e rare felci, come la Pteride di Creta.

Caratteristica è la diffusa presenza di alghe rosse che ricoprono i massi posti sul letto del torrente.

Le profonde Gole del Crocchio sono scavate fra suggestive pendici rocciose sovrastate da un ricco manto boschivo. Il corso selvaggio del fiume Crocchio forma spettacolari salti d’acqua, intervallati da profonde e larghe pozze — conosciute con il termine dialettale di vulli — dove, almeno in estate, chi ama l’ebbrezza del contatto con le acque limpide e pure dei torrenti montani, può fare un rinfrescante e salutare bagno. 

Sulle sponde del fiume è presente una ricca vegetazione ripariale con ontano, salice e qualche alloro, accompagnata da una lussureggiante presenza della rarissima Felce regale (Osmunda regalis), che contorna grossi massi e lastre di pietra granitica.

Tra le più belle cascate della Riserva figurano inoltre le cascate degli Allori, del Salice, del Tiglio, della Chiusa, della Chiusetta, del Rovetto, di Raga, dei Muschi e di Cavallopoli.

Le altre cascate

Le altre cascate

Nei dintorni della Riserva, soprattutto all’interno del Parco nazionale della Sila,  si trovano numerose altre cascate di notevole interesse, tra cui la Cascata delle Ninfe, del Tronco, della Pietra, dell’Anemone, del Frassino, del Faggio, dei Lamponi, del Lupo, dell’Aquila, delle Grotte e del Paradiso. Quest’ultima, con i suoi 100 metri, è una delle più alte di tutta la zona.

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